Nel mese di maggio 2024 è stata pubblicata una relazione del Centro tematico europeo sull’economia circolare e l’uso delle risorse (ETC CE) dell’Agenzia europea dell’ambiente (EEA) sulla gestione dei prodotti tessili usati e di scarto nell’economia circolare europea. La relazione si basa in gran parte sulle informazioni ricavate da un questionario compilato da 27 paesi membri dell’Agenzia europea dell’ambiente nel 2023 e attinge a diversi lavori scientifici, specificamente citati.
Raccolta differenziata dei tessili
La direttiva quadro sui rifiuti impone che a partire dal 2025 gli Stati membri dell’UE istituiscano sistemi di raccolta differenziata per i prodotti tessili usati. La pubblicazione (un “briefing”, ossia una breve valutazione online – https://www.eea.europa.eu/publications/management-of-used-and-waste-textiles ), fornisce una panoramica dello stato attuale della produzione di rifiuti tessili, dei sistemi di raccolta, della capacità di trattamento e delle diverse classificazioni dei tessuti usati in Europa. Inoltre, identifica i fattori che devono essere considerati quando si implementano sistemi di raccolta differenziata, per favorire la circolarità dei prodotti tessili senza aumentare inavvertitamente le esportazioni, l’incenerimento o lo smaltimento in discarica.
I numeri
Si stima che nel 2020 l’UE-27 abbia generato un totale di 6,95 milioni di tonnellate di rifiuti tessili, pari a circa 16 kg a persona. Di questi, 4,4 kg a persona sono stati raccolti separatamente per il riutilizzo e il riciclaggio, mentre 11,6 kg a persona sono finiti nei rifiuti indifferenziati.
La percentuale di prodotti tessili e calzaturieri nei rifiuti urbani misti nell’EU 27 è di poco inferiore al 5% (4,7%), in Italia il 7,5% per la sola componente tessile (dato un po’ diverso da quello riportato nel Rapporto Rifiuti Urbani – Edizione 2023 di ISPRA, pari al 4,4% e quindi in linea con la media europea).
Dei quasi 7 milioni di tonnellate di rifiuti tessili totali nel 2020, l’82% era stato utilizzato come abbigliamento o tessili per la casa (rifiuti post-consumo). Gli Stati membri dispongono di dati minimi sulle percentuali di rifiuti tessili pre-consumo, come i prodotti tessili invenduti, generati nelle fasi di vendita al dettaglio. Si stima che il 4-9% di tutti i prodotti tessili immessi sul mercato in Europa venga distrutto prima dell’uso, per un valore compreso tra 264.000 e 594.000 tonnellate di prodotti tessili ogni anno.
Il sistema di raccolta in Europa: solo il 12% intercettato
I rifiuti tessili attualmente raccolti in Europa vengono depositati prevalentemente in contenitori stradali (cassonetti specifici). Tale modalità è spesso integrata dalla possibilità di conferimento in determinati punti presidiati (es. centri di raccolta o siti dedicati).
Ogni sistema di raccolta ha i suoi vantaggi e le sue sfide. La raccolta in punti dedicati, presidiati e al coperto, è ideale per raccogliere tessuti di alta qualità, non sporchi e adatti al riutilizzo; i cassonetti sul territorio possono raccogliere grandi quantità di tessuti, ma presentano un rischio di contaminazione più elevata rispetto alla raccolta e il materiale si può rovinare (es. contaminazione da muffa); il ritiro porta a porta costa di più e comporta rischi di furto. A conti fatti, i cassonetti sul territorio sono generalmente considerati i modi più adatti per raccogliere grandi quantità di tessuti usati di qualità accettabile.
Vengono identificati, come altri fattori, oltre alla modalità, per migliorare sia i volumi che la qualità della raccolta l’ubicazione dei punti, la frequenza, il tipo di contenitore, le condizioni del contenitore, l’etichettatura e una comunicazione efficace, sono tutti importanti.
Il tasso medio di intercettazione dei rifiuti tessili in Europa è solo del 12 %, il che indica che il resto finisce nei rifiuti urbani misti e viene di conseguenza collocato in discarica o incenerito. Questi dati mostrano un significativo margine di miglioramento potenziale. Il Lussemburgo e il Belgio (50%) hanno i valori di intercettazione più elevati, seguiti dai Paesi Bassi (37%) e dall’Austria (30%). L’Italia è al 14%.
Previsioni e obiettivi: informare i cittadini
Con l’entrata in vigore del regolamento dell’UE sulla raccolta differenziata dei rifiuti tessili entro il 2025, si prevede che i tassi di raccolta dei prodotti tessili da parte delle famiglie aumenteranno, anche se la qualità complessiva degli articoli raccolti potrebbe diminuire. Alcuni autori indicano come probabile che ciò riduca l’incentivo al riutilizzo e che quindi potrebbe portare a un maggiore riciclaggio, un’opzione però meno sostenibile dal punto di vista ambientale rispetto al riutilizzo.
In questo contesto si sottolinea l’importanza di evitare incentivi che potrebbero deviare i tessuti dal riutilizzo e di non creare competizione tra riutilizzo e riciclo. Diventa essenziale un’efficace cernita dei rifiuti tessili alla fonte da parte dei cittadini, che dovrebbero essere informati al fine di distinguere tra tessuti riutilizzabili e non riutilizzabili, facilitando tassi di riutilizzo e riciclaggio più elevati.
Il riciclo del tessile
Secondo la letteratura, ci sono 17 aziende di riciclaggio tessile in Europa, che prevedono di riciclare da 1,25 a 1,3 milioni di tonnellate di fibre all’anno fino al 2025: 1 milione di tonnellate attraverso il riciclo meccanico e 250.000 tonnellate attraverso il riciclo chimico. Va notato che la stima del riciclo meccanico potrebbe essere sottodimensionata, in quanto è stato identificato solo il 30% di tutte le aziende. La maggior parte delle fibre riciclate produce stracci o materiali isolanti.
Nell’ambito della revisione della Direttiva quadro sui rifiuti, nel 2023 la Commissione europea ha proposto una responsabilità estesa armonizzata del produttore (EPR) per i tessili. Questa iniziativa mira a creare un’economia incentrata sulla raccolta, la selezione, il riutilizzo e il riciclaggio dei tessuti, garantendo al contempo che i prodotti siano progettati tenendo conto della circolarità. Per raggiungere questi obiettivi, la Commissione europea propone di destinare una parte significativa dei contributi EPR versati dai produttori tessili alle misure di prevenzione dei rifiuti e alla preparazione degli articoli per il riutilizzo.
Finora, un sistema EPR per i tessili era obbligatorio solo in Francia, Ungheria e Paesi Bassi, e volontario nella regione delle Fiandre (Belgio).
Il fatto che grandi quantità di tessuti usati vengano esportate dai Paesi di raccolta genera ostacoli specifici all’efficace attuazione dei sistemi EPR. Nei casi in cui i prodotti tessili vengono esportati per il riutilizzo o il trattamento dei rifiuti, le tasse EPR rimangono in genere all’interno dei Paesi esportatori. Ciò priva i paesi riceventi, compresi i Paesi terzi dell’Africa e dell’Asia, del sostegno finanziario di cui hanno bisogno per “chiudere il cerchio”. Quindi dovrebbe una transizione verso la cosiddetta “responsabilità finale del produttore” (UPR). Il sistema UPR si basa su un’elevata tracciabilità dei prodotti dai paesi esportatori a quelli importatori e dovrebbe contribuire a migliorare la responsabilità dei produttori e dei distributori di prodotti.
Riutilizzo e riparazione
I regimi di responsabilità estesa del produttore devono promuovere l’adozione di pratiche di riutilizzo e riparazione, che siano riconosciute come più sostenibili dal punto di vista ambientale rispetto al riciclaggio e offrano benefici socio-economici. Tuttavia, l’istituzione di operazioni di riparazione su larga scala nei paesi europei è una sfida, a causa della non redditività commerciale. Ciò è dovuto principalmente alla combinazione di costi di manodopera elevati e prezzi notevolmente più bassi per i nuovi prodotti fabbricati, ad esempio, in Asia. Di conseguenza, per un numero significativo di consumatori, la scelta più razionale è quella di acquistare nuovi capi di abbigliamento piuttosto che perseguire costose riparazioni per capi di abbigliamento a basso costo. Sussidi per le riparazioni tessili finanziati attraverso le tasse EPR, insieme a riduzioni fiscali su pratiche come la riparazione e il riutilizzo, potrebbero potenzialmente aiutare a colmare questo divario.
Infine, la relazione evidenzia la necessità di armonizzazione e di rendicontazione obbligatoria, anche per il riutilizzo. Se la rendicontazione di questi flussi diventasse standardizzata e obbligatoria, essa contribuirebbe a identificare dove la gestione tessile potrebbe essere migliorata in Europa e nei singoli Paesi. Inoltre, consentirebbe di stabilire, monitorare e valutare gli obiettivi per la raccolta differenziata, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio.
di Riccardo Marchesi
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