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20 Novembre 2023

Il consumo di suolo in Italia: a quando un freno?

 

Il Rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” è redatto dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA, costituito dalle ARPA regionali e dalle APPA delle Province autonome, con l’indirizzo e il coordinamento di ISPRA,), che assicura le attività di monitoraggio del territorio e del consumo di suolo. Il Rapporto, insieme alla cartografia e alle banche dati di indicatori allegati, fornisce il quadro aggiornato dei processi di trasformazione della copertura del suolo e permette di valutare il degrado del territorio e l’impatto del consumo di suolo sul paesaggio e sui “servizi ecosistemici” (definibili come quella serie di servizi che i sistemi naturali generano a favore dell’uomo). 


Definizione di consumo di suolo e monitoraggio

Il consumo di suolo è la variazione da una copertura non artificiale (suolo non consumato) a una copertura artificiale del suolo (suolo consumato), distinguendo il consumo di suolo permanente (dovuto a una copertura artificiale permanente) e il consumo di suolo reversibile (dovuto a una copertura artificiale reversibile).

Il consumo di suolo netto è valutato attraverso il bilancio tra il consumo di suolo e l’aumento di superfici agricole, naturali e seminaturali dovuto a interventi di recupero, demolizione, deimpermeabilizzazione, rinaturalizzazione o altro (Commissione Europea, 2012).

Il monitoraggio permette di avere un quadro aggiornato annualmente sull’evoluzione del consumo di suolo, delle dinamiche di trasformazione del territorio e della crescita urbana, in particolare, attraverso la produzione della cartografia ufficiale di riferimento e l’elaborazione di indicatori ambientali e territoriali.

Il consumo di suolo permanente avviene attraverso la realizzazione di: Edifici e fabbricati, Strade pavimentate, Sedi ferroviarie, Aeroporti (piste e aree di movimentazione impermeabili/pavimentate), Porti (banchine e aree di movimentazione impermeabili/pavimentate), Altre aree impermeabili/pavimentate non edificate (piazzali, parcheggi, cortili, campi sportivi ecc.), Serre permanenti pavimentate, Discariche.

Il consumo di suolo reversibile avviene attraverso la realizzazione di: Strade non pavimentate, Cantieri e altre aree in terra battuta (piazzali, parcheggi, cortili, campi sportivi, depositi permanenti di materiale ecc.), Aree estrattive non rinaturalizzate, Cave in falda, Impianti fotovoltaici a terra, Altre coperture artificiali non connesse alle attività agricole la cui rimozione ripristini le condizioni iniziali del suolo.

Vengono poi classificate Altre forme di copertura non incluse nel consumo di suolo: Corpi idrici artificiali (escluse cave in falda), Aree permeabili intercluse tra svincoli e rotonde stradali, aree pertinenziali associate alle infrastrutture viarie, Serre non pavimentate, Ponti e viadotti su suolo non artificiale, Impianti fotovoltaici a bassa densità.

 

Strategia dell’UE

A livello comunitario, la Commissione Europea ha approvato nel 2021 la nuova Strategia dell’UE per il suolo per il 2030, per ribadire come la salute del suolo sia essenziale per conseguire gli obiettivi in materia di clima e di biodiversità del Green Deal europeo. La Strategia definisce un quadro e misure concrete per proteggere e ripristinare i suoli e garantire che siano utilizzati in modo sostenibile. Determina una visione e gli obiettivi per i terreni sani entro il 2050, con azioni concrete entro il 2030. La Commissione, con l’approvazione della Strategia, si è impegnata, inoltre, ad approvare una nuova legge sulla salute del suolo entro il 2023 per garantire parità di condizioni e un elevato livello di protezione dell’ambiente e della salute (Commissione Europea, 2021). La prospettiva della nuova strategia è di avere entro il 2050 tutti gli ecosistemi dei suoli dell’UE in buona salute e dunque più resilienti. Per questo, sono ritenuti necessari cambiamenti molto profondi nel corso dell’attuale decennio e vengono definiti obiettivi di medio termine e di lungo periodo, tra cui non aumentare il degrado del suolo (entro il 2030) e raggiungere il consumo netto di suolo pari a zero (entro il 2050).

Gli Stati membri dovrebbero integrare la Gerarchia del consumo di suolo nei Piani comunali: i principi della gerarchia sono:

  1. Evitare il consumo e l’impermeabilizzazione del suolo
  2. In caso di nuove necessità, riutilizzare terreni già consumati e impermeabilizzati
  3. Se non è possibile evitare il consumo e l’impermeabilizzazione del suolo, utilizzare aree già degradate
  4. Infine, solo per interventi assolutamente inevitabili, applicare misure di mitigazione per ridurre al minimo la perdita di servizi ecosistemici e per la loro compensazione attraverso interventi come la rinaturalizzazione di una superficie con qualità e funzione ecologica equivalente.

 

In Italia: non esiste una Legge Nazionale

A livello nazionale il contrasto al consumo di suolo è presente tra gli ambiti prioritari individuati dal Piano per la transizione ecologica (PTE) e posto alla base del processo di transizione ecologica della nostra economia. L’obiettivo del Piano è arrivare a un consumo netto pari a zero entro il 2030, anticipando di vent’anni l’obiettivo europeo e allineandosi alla data fissata dall’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile. Una Legge nazionale sul consumo di suolo è teoricamente prevista tra le riforme del PNRR, ma fino a questo momento non ve ne è traccia…

Il Rapporto di SNPA ci dice che il consumo di suolo in Italia continua a trasformare il territorio nazionale con velocità elevate e crescenti. Nell’ultimo anno, le nuove coperture artificiali hanno riguardato altri 76,8 km2, il 10,2% in più del 2021. Si tratta, in media, di più di 21 ettari al giorno, il valore più elevato degli ultimi 11 anni, in cui non si erano mai superati i 20 ettari. Il consumo di suolo netto, negli ultimi dodici mesi, è invece risultato pari a 70,8 km2.

Sempre a livello nazionale, la copertura artificiale del suolo è stimata in oltre 21.500 km2, a cui devono essere aggiunti altri 646 km2 di aree soggette ad altre forme di alterazione diretta associate alla copertura artificiale del suolo e non considerate come causa di consumo di suolo, come, ad esempio, le serre non pavimentate e i ponti. Il suolo consumato copre il 7,14% del territorio (7,25% al netto della superficie dei corpi idrici permanenti) con valori in crescita continua.

In 15 regioni il suolo consumato stimato al 2022 supera il 5%, con i valori percentuali più elevati in Lombardia (12,16%), Veneto (11,88%) e Campania (10,52%).

In termini di incremento percentuale rispetto alla superficie artificiale dell’anno precedente, il valore più elevato è quello della Sardegna (+0,67%), seguono Molise (+0,46%) e Puglia (+0,45%). Sopra la media nazionale (+0,33%), ci sono anche Campania, Sicilia, Piemonte, Lazio, Veneto e Marche.

Considerando i costi annuali medi dovuti alla perdita di servizi ecosistemici, sia per la componente legata ai flussi, sia per la componente legata allo stock, si può stimare, se fosse confermata la velocità media del periodo 2012-2022 anche nei prossimi 9 anni, un costo cumulato complessivo, tra il 2012 e il 2030, compreso tra 80,2 e 98,7 miliardi di euro.

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di Riccardo Marchesi

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