Il rapporto (https://www.eea.europa.eu/publications/bio-waste-in-europe), presentato nel giugno 2020 dall’Agenzia Europea dell’Ambiente, fornisce una panoramica sulla produzione, prevenzione, raccolta e trattamento dei rifiuti organici in Europa, con l’obiettivo di individuare e condividere esperienze e buone pratiche.
Economia Circolare
I Rifiuti organici possono svolgere un ruolo importante nella transizione verso un’economia circolare, sia prevenendone la produzione, sia utilizzandone il potenziale di risorse secondarie. Le politiche europee sui rifiuti considerano sempre di più i rifiuti organici come uno dei flussi chiave, e ciò si dispiega in nuovi obiettivi per il riciclaggio e preparazione per il riutilizzo dei rifiuti urbani e nell’obbligo della raccolta differenziata per i rifiuti organici.
Inoltre, gli Stati membri dell’UE sono tenuti a monitorare la generazione di rifiuti alimentari e avere un programma di prevenzione dei rifiuti alimentari, a sostegno dell’Obiettivo di sviluppo sostenibile (SDG – Sustainable Development Goals) 12.3: “entro il 2030 dimezzare lo spreco alimentare globale pro-capite a livello di vendita al dettaglio e dei consumatori e ridurre le perdite di cibo durante le catene di produzione e di fornitura, comprese le perdite del post-raccolto”. Infine la strategia “Farm to fork” sul cibo sostenibile all’interno del Green Deal europeo, rafforzerà la prevenzione dei rifiuti alimentari.
Nell’UE (28 membri), i rifiuti organici rappresentano oltre il 34% dei rifiuti solidi urbani prodotti, pari a 86 milioni di tonnellate nel 2017. Il riciclaggio dei rifiuti organici è quindi fondamentale per raggiungere l’obiettivo di un tasso di riciclaggio del 65% entro il 2035.
Raccolta differenziata
Il livello di raccolta differenziata dei rifiuti organici è considerevolmente diverso in tutta Europa. L’implementazione di una filiera efficace è un processo lungo e sempre complesso, che ha bisogno di un quadro politico globale e coordinato. Sistemi di tariffazione puntuale (pay-as-you-throw) risultano utili per sottrarre i rifiuti organici dai rifiuti residui (indifferenziato). Attività di informazione e sensibilizzazione, così come la corrispondenza tra quantità raccolte e capacità di trattamento, sono altri fattori cruciali.
I rifiuti alimentari rappresentano quasi i due terzi (60%) di tutti i rifiuti organici provenienti da abitazioni e fonti assimilate. La prevenzione dei rifiuti alimentari, più che per altri tipi di rifiuti, è percepita come una responsabilità etica per la società. La generazione di rifiuti alimentari è associata al concetto di spreco di risorse economiche al quale è collegata un’esternalità negativa ambientale.
Spreco alimentare
Generalmente, nella maggior parte dei Paesi europei il contrasto allo spreco alimentare si distingue come una priorità nelle politiche di prevenzione nei rifiuti. Le azioni politiche più comuni sono la sensibilizzazione e le campagne informative. Altre misure comuni sono piattaforme di redistribuzione alimentare e la promozione di vendite alimentari scontate in prossimità della scadenza. La misurazione dell’efficacia delle azioni e delle politiche di prevenzione dei rifiuti è ancora una sfida (non a caso qualche anno fa era stato realizzato proprio sul tema degli indicatori della prevenzione il progetto Pre-Waste, con la Regione Marche come capofila e prestigiosi enti europei come partner…). Nel futuro, dati armonizzati dovrebbero consentire di confrontare meglio il potenziale impatto delle politiche per la prevenzione rifiuti alimentari applicati nei Paesi europei.
Compostaggio
Il compostaggio (trattamento in presenza di ossigeno) e la Digestione anaerobica (trattamento in assenza di ossigeno) sono attualmente le due tecniche di trattamento più diffusamente applicate. Il compostaggio prevale come capacità di trattamento ma l’adozione della digestione anaerobica sta aumentando, poiché, tra l’altro, genera biogas e quindi è una fonte di energia rinnovabile. La tecnica di trattamento da preferire dipende dalla composizione dei rifiuti organici e dalle caratteristiche del sistema di raccolta differenziata, ma in generale la digestione anaerobica tende a offrire maggiori benefici ambientali.
In sostanza molti più rifiuti organici potrebbero essere trasformati in fertilizzanti, migliorando la qualità agronomica ed ecologica dei suoli, oltre ad ottenere biogas, un combustibile rinnovabile. Si stima come 134 mila tonnellate di azoto e 44 mila tonnellate di fosforo vengano attualmente perduti ogni anno attraverso i rifiuti organici smaltiti con l’indifferenziato dei rifiuti urbani in Europa.
Per chiudere il cerchio dei rifiuti organici, il compost e il digestato devono essere di buona qualità: creare un mercato, gestendo la qualità del processo è molto importante, in quanto può creare fiducia in questi prodotti. Ciò richiede anche che i rifiuti organici siano raccolti separatamente e non mescolati con altri tipi di rifiuti; a questo riguardo è una preoccupazione crescente soprattutto la contaminazione da parte della plastica.
Sempre più prodotti di consumo, soprattutto sacchetti di plastica, ma anche alcuni altri manufatti, sono etichettati come “compostabile” o “biodegradabile“. Il comportamento di questi oggetti durante le operazioni di trattamento industriale di compostaggio o digestione anaerobica, oppure di compostaggio domestico, oltre che nella degradazione in natura, è molto variabile. Si evidenzia come sia della massima importanza uno sviluppo chiaro dell’etichettatura e la fornitura di istruzioni sull’uso e lo smaltimento delle materie plastiche biodegradabili/compostabili, ed inoltre come potranno essere necessarie restrizioni per alcuni usi.
Nuove opportunità
Infine lo studio analizza le nuove opportunità stanno sorgendo per trasformare i rifiuti organici in preziosi bio-prodotti (es. etanolo, acidi grassi volatili), biocarburanti (pirolisi, gassificazione), oppure alimenti per animali. Si stanno svolgendo molte ricerche in queste direzioni, ma esiste spesso un forte divario tra le ricerche di laboratorio e il loro trasferimento a scopi commerciali e sarebbe richiesta maggiore collaborazione tra ricercatori, industrie e governi.
di Riccardo Marchesi
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