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19 Dicembre 2022

Report Climate Change Performance Index 2022: trend di singoli Paesi e dell’EU nel suo complesso

Dopo uno sguardo generale sul report Climate Change Performance Index (CCPI – https://ccpi.org/ ) e sul COP27 vediamo dei dati relativi a singoli paesi.

 

Il CCPI in sintesi

Il report Climate Change Performance Index (CCPI – https://ccpi.org/ ) monitora le prestazioni sulla protezione del clima di 59 Paesi e dell’UE. Le quattro categorie valutate hanno il seguente peso:

  • Emissioni GHG: 40% del punteggio complessivo
  • Energie Rinnovabili 20% del punteggio complessivo
  • Consumo energetico: 20% del punteggio complessivo
  • Climate Policy: 20% del punteggio complessivo.

Il report fornisce un breve riassunto sulle prestazioni di 27 paesi selezionati (tra cui non c’è l’Italia) e dell’UE. 

 

Analisi su alcuni paesi extra UE, Regno Unito compreso

Il Cile sale di tre posizioni nel CCPI di quest’anno fino al 6° posto, rimanendo tra i paesi ad alta prestazione. Riceve solo una valutazione bassa nella categoria Consumo di energia e una valutazione media in Politica climatica, ma rispettivamente una valutazione alta e molto alta per Energia Rinnovabile e Emissioni di gas serra. Quest’ultima  performance è dovuta alle relativamente basse emissioni pro capite, pari a 2,24 tCO2eq. Nel giugno 2022, il Cile ha adottato una Legge quadro sui cambiamenti climatici che prevede l’impegno a raggiungere lo zero netto entro il 2050 e le politiche per raggiungere questo obiettivo. Oltre all’aumento nella quota di energia rinnovabile, sono stati compiuti progressi anche sulla tutela della biodiversità. Tra i punti deboli, la mancanza di mitigazione e adattamento del paese alla scarsità d’acqua, la necessità di limitare l’estrazione di torba e di macroalghe. la carenza di impegni in materia di silvicoltura, aree protette e protezione delle foreste native.

Il Marocco sale di una posizione al 7° posto. Come nei due anni precedenti, il Marocco è posizionato bene nelle categorie Emissioni di gas serra, Consumo di energia e Politica climatica. Mentre la tendenza nello sviluppo delle energie rinnovabili ha un tasso molto alto, il paese riceve un rating molto basso per la sua quota di energia rinnovabile e uno basso per i target 2030, il che porta ad una valutazione complessiva media per l’Energia rinnovabile. Gli esperti del CCPI sottolineano, tra le lacune, la mancanza di volontà di decentralizzare le fonti rinnovabili e incoraggiare i cittadini a produrre in proprio e la scarsa forza delle leggi per coinvolgere il settore industriale.

L’India sale di due posizioni fino all’8° posto nel CCPI di quest’anno. Il paese ottiene un punteggio elevato nelle Emissioni di gas serra e Consumo di energia e medio per la Politica climatica e l’Energia rinnovabile. Il paese è sulla buona strada per raggiungere i suoi obiettivi di emissione per il 2030 (compatibili con un livello ben al di sotto dello scenario 2°C). Tuttavia, il percorso delle energie rinnovabili non è in linea con l’obiettivo del 2030. Dall’ultimo CCPI l’India ha aggiornato i propri target, il che è stato giudicato positivamente dagli esperti, ma mancano tabelle di marcia chiare e piani di azioni concreti per il raggiungimento degli obiettivi. Anche in questo caso vi è carenza di politiche di decentralizzazione della produzione da fonti rinnovabili. Tra le ombre la previsione di aumentare la produzione di petrolio e gas di oltre il 5% entro il 2030, cosa incompatibile con l’obiettivo di limitare il riscaldamento entro 1,5°C.

Il Regno Unito scende di quattro posizioni ma è ancora all’11° posto nell’edizione CCPI di quest’anno, posizionandosi tra i migliori paesi analizzati. Il Regno Unito ottiene una valutazione media nelle categorie Energia rinnovabile e valutazioni elevate nelle Emissioni di gas serra e nel Consumo di energia. Il governo si è impegnato a eliminare gradualmente il carbone come fonte energetica entro il 2024 e di raddoppiare il suo utilizzo di rinnovabili entro 15 anni. C’è anche un mandato a cessare la vendita di nuovi veicoli a benzina e diesel entro il 2030. Gli esperti CCPI considerano questi impegni fondamentali punti di forza della Politica climatica. Gli esperti, tuttavia, criticano il Regno Unito per la sua mancanza di un quadro politico per eliminare gradualmente il petrolio e l’estrazione del gas. Dopo la Norvegia infatti il Regno Unito è il secondo paese produttore di petrolio e gas d’Europa.  Le principali richieste espresse dagli esperti sono la fine all’estrazione di combustibili fossili, una spinta maggiore sull’efficienza energetica negli edifici, l’elettrificazione del riscaldamento e dei trasporti, l’aumentare delle energie rinnovabili.

Le Filippine salgono di 11 posizioni al 12° posto, ed è ora sono tra i paesi con le migliori prestazioni. La performance è diversificata nelle quattro principali categorie CCPI: un alto rating nelle Emissioni di gas serra e nel Consumo di energia, medio in Energia rinnovabile e basso in Politica climatica. Le emissioni pro capite sono relativamente basse (2,29 t CO2eq), con conseguente valutazione molto alta. Per la politica climatica si ha da un lato l’emanazione di provvedimenti, ad es. una legge sull’energia rinnovabile e l’efficienza energetica, l’ impegno a ridurre le emissioni di gas serra del 75% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2010, una moratoria sullo sviluppo di centrali a carbone, dall’altra si rileva un’incoerenza di fondo nella fase di implementazione: centrali a carbone ancora in costruzione, espansione dell’uso di gas fossile. Gli esperti dunque esigono una maggiore attuazione di quanto previsto, nonché un obiettivo di neutralità climatica.

 

L'Unione Europea

L’Unione Europea sale di tre posizioni al 19° posto, ottenendo un rating complessivo medio e rientrando quindi tra i primi 20. L’UE riceve una valutazione media nelle Emissioni di gas serra, Energia rinnovabile e Consumo di energia. Nella Politica climatica riceve un giudizio alto, che riflette il progresso fatto dall’unione sovranazionale dall’anno precedente.

L’UE sta infatti aggiornando la sua politica climatica ed energetica per raggiungere una riduzione netta delle emissioni del 55% entro il 2030 e la neutralità climatica entro il 2050. Negoziati tra il Consiglio europeo e il Parlamento europeo sono in corso all’interno del “pacchetto Fit For 55”. Gli esperti del CCPI hanno notato che i livelli di ambizione previsti rimangono incoerenti con l’obiettivo di 1,5°C dell’Accordo di Parigi. Inoltre, per contribuire con una giusta quota al raggiungimento degli obiettivi dell’accordo di Parigi, l’UE dovrebbe tagliare le emissioni di almeno il 65% entro il 2030 e diventare climaticamente neutrale entro il 2040.

In relazione alla necessità di diversificare le fonti di importazioni di gas naturale, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, gli esperti del CCPI sottolineano che la diversificazione dell’UE non dovrebbe in alcun modo essere finanziata con fondi pubblici, canalizzando le risorse solo alla diffusione delle energie rinnovabili e del risparmio energetico.

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di Riccardo Marchesi

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