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13 Gennaio 2023

Uno sguardo al Rapporto Rifiuti Urbani ISPRA edizione 2022

 

Il 21 dicembre a Roma è stato presentato il Rapporto Rifiuti Urbani Edizione 2022 di ISPRA, relativo ai dati dell’anno 2021.

Le principali considerazioni che emergono sono da un lato l’aumento della produzione di rifiuti connesso alla ripresa del pendolarismo ed al ritorno del turismo in Italia, dopo la crisi pandemica, dall’altra la continuazione della tendenza dell’aumento della raccolta differenziata, anche se con una dinamica meno marcata (2018 Vs. 2017: + 2,7%; 2019 Vs. 2018: + 3,1%; 2020 Vs. 2019: + 1,7%; 2021 Vs. 2020 + 1,0%).

Tra i numerosi dati ed informazioni forniti dal Rapporto (reperibili alla pagina del sito WEB di ISPRA, sia in forma completa che di sintesi) citiamo i seguenti.

 

Produzione dei rifiuti urbani

La produzione nazionale dei rifiuti urbani si attesta a 29,6 milioni di tonnellate, in aumento del 2,3% rispetto all’anno precedente. La crescita registrata si rileva ad ogni modo più contenuta rispetto agli indicatori socioeconomici, quali il PIL e i consumi delle famiglie, che registrano un incremento, rispettivamente, del 6,7% e del 5,3%, evidenziando una tendenza, peraltro tutta da consolidare, verso il tanto auspicato “decoupling”.

L’aumento si riscontra in tutte le macroaree geografiche: le regioni del Sud fanno registrare la crescita percentuale più consistente (+2,9%), seguono le regioni del Centro (+2,5%) e quelle del Nord (+1,9%).

In valore assoluto, il nord Italia produce quasi 14,2 milioni di tonnellate, il Centro oltre 6,3 milioni di tonnellate e il Sud oltre 9,1 milioni di tonnellate.

 

Produzione pro-capite

Per quanto riguarda la produzione pro capite, questa si posiziona su un valore di 502 chilogrammi di rifiuti urbani all’anno, dato che si riallinea al valore prepandemia. Si ricorda che il valore è dato dalla somma di quanto prodotto dai cittadini a casa e dalle utenze non domestiche.

La produzione pro capite più elevata è quella dell’Emilia-Romagna, con 641 chilogrammi per abitante per anno, stabile rispetto al 2020. Le altre regioni con un pro capite superiore a quello medio nazionale sono Valle d’Aosta, Toscana, Liguria, Marche, Umbria, Lazio e Trentino-Alto Adige. I valori minori si registrano per la Basilicata (358 chilogrammi per abitante), il Molise (386 chilogrammi) e la Calabria (411 chilogrammi).

L’andamento della produzione dei rifiuti urbani nei 16 comuni con popolazione residente al di sopra dei 200 mila abitanti mostra un incremento, tra il 2020 e il 2021, del 2,8%, più elevato quindi rispetto al valore registrato su scala nazionale (+2,3%) e che evidenzia in generale soprattutto la ripresa del pendolarismo.

 

Raccolta differenziata

La percentuale di raccolta differenziata si attesta al 64% della produzione nazionale, con una crescita di 1 punto rispetto al 2020. In termini quantitativi, dopo la lieve flessione registrata nel 2020 (-0,9%), la raccolta differenziata torna a crescere aumentando di circa 720 mila tonnellate (da 18,2 milioni a quasi 19 milioni di tonnellate).

A livello di macroarea, le percentuali di raccolta rispetto alla produzione totale sono pari al 71% per le regioni settentrionali, al 60,4% per quelle del Centro e al 55,7% per le regioni del Mezzogiorno.

Nel 2021, raggiungono o superano l’obiettivo del 65%, fissato dalla normativa per il 2012, 9 regioni: Veneto (76,2%), Sardegna (74,9%), Lombardia (73%), Trentino-Alto Adige (72,6%), Emilia-Romagna (72,2%), Marche (71,6%), Friuli-Venezia Giulia (67,9%), Umbria (66,9%) e Piemonte (65,8%). Sono prossime all’obiettivo l’Abruzzo (64,6%), la Toscana (64,1%) e la Valle d’Aosta (64%). La Basilicata, la cui percentuale mostra un incremento di oltre 6 punti, si colloca al 62,7%, mentre il Molise, la Puglia e la Liguria si attestano, rispettivamente, al 58,8%, al 57,2% e 55,2%. Per Molise e Puglia si registrano crescite delle percentuali di raccolta di 3,3 e 2,7 punti, rispettivamente. La Campania raggiunge il 54,6%, il Lazio il 53,4% e la Calabria, con una crescita di 1,5 punti, il 53,1%. Al di sotto del 50% si colloca solo la Sicilia (46,9%) che, tuttavia, fa registrare un aumento di 4,7 punti rispetto alla percentuale del 2020 (42,3%), con un trend molto positivo. 

Per quanto riguarda il livello provinciale, i livelli più elevati di raccolta differenziata si rilevano per la provincia di Treviso, che nel 2021 si attesta all’88,6%, seguita da Mantova (86,4%), Belluno (83,8%) e Reggio Emilia (82,1%). Superiori o prossimi all’80% sono anche i tassi di Pordenone (80,9%), Novara, Parma (entrambe 79,5%) e Nuoro (79,1%). 

Tra le città metropolitane, la percentuale più elevata di raccolta si rileva a Cagliari con il 74,4% e Venezia al 73,2%; al di sopra del 65% risultano Firenze, Milano e Bologna (rispettivamente 68,9%, 68,5% e 67%). 

I comuni capoluogo con percentuali di raccolta differenziata più elevate sono Como (91,9%), Treviso (87,5%), Ferrara (87,3%), Pordenone (86,3%) e Belluno (85,6%). 

Tra le città di maggiori dimensioni (più di 200 mila abitanti) i maggiori livelli di raccolta si osservano per Prato, Venezia e Milano, con percentuali pari, rispettivamente, al 72,6%, 65,2% e 62,5.

 

Frazioni merceologiche

Per quanto riguarda le frazioni merceologiche raccolte, l’organico si conferma la frazione più raccolta in Italia. Rappresenta il 39% del totale. Il 69,6% della frazione organica è costituito dalla frazione umida da cucine e mense (5,1 milioni di tonnellate), il 26,1% (1,9 milioni di tonnellate) dai rifiuti biodegradabili provenienti dalla manutenzione di giardini e parchi, il 3,6% (265 mila tonnellate) dai rifiuti avviati al compostaggio domestico e lo 0,7% (circa 51 mila tonnellate) dai rifiuti dei mercati. Carta e cartone rappresentano il 19,1% del totale; segue il vetro con il 11,9% e la plastica che rappresenta l’8,8% del totale raccolto. 

I rifiuti avviati ad impianti che effettuano il recupero di materia costituiscono il 50% del totale dei rifiuti prodotti e raccolti in maniera differenziata. Il tasso di riciclaggio dei rifiuti urbani, calcolato secondo le nuove metodologie stabilite dalla normativa europea, si attesta al 48,1% (16 punti percentuali sotto la % di RD) a fronte di un obiettivo del 55% da conseguirsi nel 2025, del 60% nel 2030 e del 65% da raggiungersi nel 2035.

 

Impianti

Gli impianti di gestione dei rifiuti urbani, operativi nel 2021, sono 657: 349 al Nord, 116 al Centro e 192 al Sud. Sono dedicati al trattamento della frazione organica della raccolta differenziata 356 impianti (293 impianti di compostaggio, 42 impianti per il trattamento integrato aerobico /anaerobico e 21 impianti di digestione anaerobica), 124 sono impianti per il trattamento meccanico o meccanico biologico, 126 sono impianti di discarica cui si aggiungono 37 impianti di incenerimento e 14 impianti industriali che effettuano il coincenerimento dei rifiuti urbani. Va rilevato che l’aumento della raccolta differenziata ha determinato negli anni una crescente richiesta di nuovi impianti di trattamento, soprattutto per la frazione organica, ma non tutte le regioni dispongono di strutture sufficienti a trattare i quantitativi prodotti.

 

Recupero degli imballaggi e costo di gestione

Il recupero complessivo dei rifiuti di imballaggio rappresenta l’82,6% dell’immesso al consumo, in lieve calo rispetto al 2020. Tutte le frazioni merceologiche, ad eccezione del legno e della plastica, presentano una diminuzione della percentuale di recupero. Con l’applicazione delle nuove metodologie di calcolo gli obiettivi previsti per il 2025 sono praticamente già raggiunti per tutte le frazioni di imballaggio, ad eccezione della plastica

Il costo medio nazionale annuo pro capite di gestione dei rifiuti urbani è pari a 194,5 euro/abitante (nel 2020 era 185,6) in aumento di 8,9 euro ad abitante. I costi più elevati si rilevano al Centro con 230,7 euro/abitante, segue il Sud con 202,3 euro/abitante, mentre al Nord il costo è pari a 174,6 euro/abitante.

di Riccardo Marchesi

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