Ad agosto 2022 i giornali del mondo hanno titolato: “È morto l’uomo più solo al mondo”. Perché quest’uomo, un indigeno di una tribù dell’area protetta di Tanaru, nella giungla amazzonica brasiliana di Rondônia, al confine con la Bolivia, non aveva più avuto alcun contatto con il mondo esterno da quando gli ultimi della sua tribù erano stati massacrati. Lo chiamavano Indio do Boraco, l’indigeno della buca, perché viveva dentro le fosse che lui stesso aveva scavato e che usava spesso per catturare gli animali di cui si nutriva.
In realtà non era l’uomo più solo al mondo: lui era un mondo. Un mondo che è definitivamente scomparso ad agosto 2022. Un mondo fatto di una lingua, una storia, delle tradizioni, delle usanze. Un mondo che non conosceremo più. Noi invece vorremmo continuare a conoscere tutti questi mondi che non si devono estinguere… non così, almeno.
E allora buona lettura anche questo mese con due spunti: un libro per approfondire la “sesta estinzione” e uno per cimentarsi in una lingua strana, che potrebbe essere quella di uno di questi “mondi” che non vogliamo proprio perdere.
Quante estinzioni conosciamo?
“Quando il mondo cambia più in fretta di quanto possano adattarsi le specie, molte di queste soccombono”: così scrive Elizabeth Kolbert ne “La sesta estinzione” (Neri Pozza Editore). Prima della comparsa della specie Homo sapiens, cinque estinzioni di massa sono state documentate e sono avvenute rispettivamente 450, 375, 250, 200 e 65 milioni di anni fa . Questo libro ne ripercorre la storia per gettare luce su un altro allarmante evento che gli esseri umani stanno producendo, noto col nome di “sesta estinzione”.
Dalla foresta pluviale amazzonica alla cordigliera delle Ande, dalla Grande Barriera Corallina alla moria di organismi riscontrabile nel giardino di casa propria, Elizabeth Kolbert conduce il lettore nei
luoghi di questa estinzione attraverso un avvincente racconto in cui all’entusiasmo per le nuove, recenti conoscenze sull’argomento si unisce l’orrore che esso comporta.
Avete mai visto un gonende?
“Tararì tararera” di Emanuela Bussolati (edizioni Carthusia) è un libro per tutte le età e non richiede un’abilità tanto diffusa quanto complessa: non occorre saper parlare per poterlo comprendere! Con una lingua tutta speciale, la lingua Piripù, si può leggere ai bambini di qualsiasi comunità che parlano qualsiasi lingua, già dai primi mesi di vita.
La storia è quella di Piripù Bibi, il più piccolo della famiglia, che non accetta di restare a terra ad aspettare che gli altri tornino dalla raccolta della frutta e si addentra nella foresta. Tra un bubolo, un gonende e uno Zivisi il nostro Piripù Bibi imparerà che la libertà è bella… ma tornare a casa, con la propria famiglia non è proprio niente male!
di Redazione
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